In un caldo agosto del lontano 2003 salutavo la mia famiglia a Roma e partivo alla volta di Seattle, dove avrei trascorso il quarto anno di liceo per uno scambio culturale tramite l’associazione AFS-Intercultura. Qualche anno prima partiva nello stesso modo Gin, una bella rossa piemontese dal cuore siciliano, ma alla volta del Canada. Un anno all’estero a 16 anni è una svolta per qualsiasi adolescente, un’esperienza che tutti noi che l’abbiamo fatta ci portiamo dietro a vita. Ma nel caso di Gin quell’anno in Canada assunse un significato particolare: fu infatti al suo ritorno in Italia che scoprì di avere la sclerosi multipla, una terribile malattia che nel corso degli anni l’ha costretta prima alla sedia a rotelle e poi alla perdita anche dell’uso delle braccia. Oggi Gin comunica solo con gli occhi, ma riesce a farsi capire molto bene lo stesso! Inoltre ha la sua mamma sempre accanto che le fa da interprete e le presta le mani quando servono.
Ho scoperto Gin tramite l’associazione che ci accomuna e che tanti anni fa ci permise di volare lontano, e da allora la seguo sul suo blog Il sorriso di Gin, che cura con l’aiuto della sua mamma. Data la sua condizione fisica mi aspettavo di trovare una donna abbattuta e triste, ma vi posso assicurare che Gin è piena di energia e di voglia di vivere. E questa è la sua storia.
Gin, a 17 anni sei partita per un anno in Canada con Intercultura, quando ancora la sclerosi multipla non ti era stata ufficialmente diagnosticata, ma in realtà era già in atto. Cosa rappresenta per te quell’anno in Canada, l’ultimo della tua “prima vita”?
E’ stato un anno molto atteso, dopo un periodo piuttosto pieno e lungo in cui a momenti di selezione si sono alternati momenti di preparazione all’esperienza, momenti socializzanti e attività varie. Il tutto per capire sempre meglio la nostra personalità e le nostre reazioni di fronte a situazioni ed a persone nuove per accertare la nostra idoneità a vivere fuori casa un’esperienza di vita non facile. Devo dire che le mie aspettative non sono mai state deluse. In Canada ho vissuto la mia vita di 17enne divisa fra famiglia, scuola, amici, divertimenti vari e attività sportive. Aggiungo che il buon rapporto con la famiglia ospitante è stato un ottimo punto di partenza. Vivevo serena e questa serenità si ripercuoteva positivamente su tutto il resto.
L’anno in Canada con Intercultura, ospite di una famiglia volontaria che aveva il compito di sostituire la mia famiglia di origine, è stato proprio lo spartiacque fra la vita di ragazza spensierata e la vita successiva con pensieri gravi, diventati poi perenni
Quanto è importante secondo te per un adolescente avere la possibilità di vivere per un periodo più o meno lungo all’estero?
Proprio per l’esperienza vissuta, credo di poter asserire che partire da adolescenti sia proprio l’età più giusta per farlo, di certo non abbandonati a sé stessi, ma un po’ “monitorati” dalla famiglia ospitante. Insomma, un’esperienza simile a quella che propone Intercultura.
A quell’età si è abbastanza duttili da riconoscere, apprezzare ed accettare nuove mentalità, nuovi stili di vita, capirne il perché, valutare situazioni nuove. Si è anche sorretti da una certa maturità formatasi negli anni precedenti nella propria famiglia e nel proprio Paese. Si vedono le cose con occhi nuovi, non velati dalle sovrastrutture accumulatesi negli anni, si allargano gli orizzonti e il tutto assume prospettive nuove.
L’età poi è tale da poter a volte anche ispirare alcune scelte di vita coraggiose e nuove, aiutati dal paese che ci ospita, ma senza dimenticare il paese che abbiamo lasciato.
Nella tua “prima vita” eri una ragazza sportiva. Facevi tornei di tennis e nuotavi. Inoltre dipingevi ed eri comunque sempre attiva e in movimento. Purtroppo la malattia ti ha privato della possibilità di seguire queste tue passioni. Ma cosa invece ti ha fatto scoprire? Hai trovato passioni nuove o scoperto abilità che non sapevi di possedere?
Sì, la mia vita è cambiata in modo radicale. Fortunatamente, nel male, la sclerosi multipla è stata tutto sommato abbastanza gentile e pur nel suo veloce progredire, mi ha sempre dato il tempo di abituarmi ai danni che, uno alla volta, nonostante le cure, faceva in me. Ho sempre pensato che ad un qualcosa che veniva meno, avrei potuto trovare qualcosa di alternativo.
Di sicuro il non poter disporre liberamente degli arti, mi lascia molto tempo libero per pensare e osservare le cose. E credo di aver maturato delle capacità riflessive che prima non avevo o non avevo notato di avere. Mi soffermo a volte ad osservare in giardino le varie piante e i fiori, e rifletto sulla bellezza della natura e sull’influsso benefico che ha in noi. Questo spirito di osservazione nella mia “prima vita” mancava o, forse, era latente ed è emerso dopo che non ho potuto più dedicare tempo a nulla di manuale.
Se la manualità in me non può più esserci, risolvo il problema combinando il lavorio della mia testa alle mani altrui. Ad esempio, per il mio sito, uso quelle della mia mamma, per creare un ikebana quelle di un’amica, e così via. Quindi riesco a fare ugualmente quello che voglio, magari in più tempo e lavorando come se fossimo un team, ma passare del tempo con gli altri non guasta proprio!
Ho anche scoperto di avere acquisito pazienza, dote tempo fa a me sconosciuta. Anche lei forse era solo latente ed è emersa adesso al momento opportuno. Di sicuro è una vita più “interiore” (forse questa è proprio la parola giusta), ma non per questo monotona o meno gioiosa. E comunque continuano a presentarsi situazioni che mi permettono di rivivere un po’ la mia “prima vita”, sempre con l’aiuto degli altri, cosa che fa aumentare anche lo spirito di collaborazione. Vivo diversamente, ma VIVO, e mi rallegro per tante cose che si verificano nel corso delle mie giornate, tutte abbastanza piene ed impegnate, e per le piccole gioie che mi vengono regalate dalla famiglia e dagli amici.
Ho altresì imparato a non dare mai nulla per scontato, per cui veramente godo di ogni sorpresa che mi si presenta.
Anni fa ti sei cimentata con un libro scritto a 54 mani a cui hanno contribuito i tuoi amici e familiari, ciascuno con un loro scritto. Il ricavato del libro è stato poi offerto alla locale sezione dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Di cosa parlava quel libro? Cosa ti aveva spinta a scriverlo e come è stato recepito?
Il libro fu a suo tempo un’idea della psicologa, che mi ha sempre spronata a parlare e tirare fuori quello che avevo dentro, sicura che il parlare avesse uno scopo terapeutico.
L’idea era che amici e familiari, dopo aver chiacchierato un po’ con me, raccontassero se, e come, ero cambiata nel tempo. Insomma, parlavano di me, ed è stato come vedermi in uno specchio. Per la prima volta ho potuto confrontarmi con quello che gli altri pensavano della mia persona e ho veramente scoperto cose di me che davvero non sapevo.
Questo libro non è mai stato in vendita. È stato regalato agli amici che avevano collaborato alla sua creazione e agli amici che mi sono sempre stati vicino. La maggior parte delle persone comunque ha voluto lasciare un’offerta devoluta poi totalmente all’AISM, come hai ben detto tu.
Oltre al libro, adesso racconti la tua vita nel tuo blog. Cosa ti ha spinto ad aprire questo “diario” e cosa significa per te questa finestra virtuale sul mondo?
Mio fratello ha sempre usato il computer per lavoro e sapendo che sono molto comunicativa mi ha proposto l’idea del sito. Mi è sembrata immediatamente una grande idea, sempre che riuscissi a trovare qualcuno che mi prestasse le sue mani. Per fortuna la mia mamma mi è venuta in soccorso!
Mi piace “usare” a mio modo gli attuali mezzi di comunicazione. Non potendo fisicamente viaggiare, mi permettono di essere in contatto con gli amici ovunque essi siano: da quelli canadesi e quelli di altri paesi conosciuti sempre in Canada, così come con quelli locali, o altri conosciuti virtualmente. Quindi ben vengano internet, Skype, i cellulari con gli sms, il sito e chissà cos’altro in futuro. È vero, uso mani e voce altrui, ma dietro lo schermo ci sono io. E questo è quello che conta, anche perché voglio sia sempre chiaro a me e a tutti, che la vita continua, nonostante la sclerosi multipla.
Chiaramente, non sempre è facile, ma io voglio sorridere alla vita. Si dice che ridere faccia buon sangue, mi pare.
Se è vero che a poco a poco il tuo fisico ha ceduto, è pur vero che dai tuoi tanti racconti appare ovvio che la malattia non ti abbia abbattuto moralmente. Sei una persona molto scherzosa, sempre pronta alla battuta, pronta a cogliere il lato buffo e ironico di ogni situazione. Come riesci a mantenerti sempre così su di spirito nonostante la brutta carta che il destino ti ha regalato?
Come faccio? Penso che, come già ho scritto tempo fa nel mio sito, il meglio deve ancora venire. Ho imparato nel tempo a “volare alto” con il pensiero, a librarmi al di sopra di tutto per controllare meglio le mie emozioni, la mia sofferenza. Sono ottimista per natura e la teoria del bicchiere mezzo pieno mi è sempre stata di grande aiuto. Vivo meglio se riesco a rivalutare tutte le capacità che ho, evitando di rimuginare su ciò che non ho più. Guardo oltre, vado avanti. E’ un po’ come il lavoro di un equilibrista: a volte funziona, a volte un po’ meno. Ma nel complesso va.
Devo dire grazie anche alla mia psicologa che anni fa mi ha aiutato. Alla mia famiglia sempre presente e pronta a sostenermi. Agli amici che non mi dimenticano e si fanno vivi rendendomi partecipe delle loro vite. Alcuni di loro vengono con cadenza settimanale e mi permettono di “leggere” con i loro occhi tanti libri interessanti.
Grazie Gin per averci raccontato la tua storia. Una storia che sarebbe potuta essere la mia, la vostra. Ma non sono sicura che io l’avrei vissuta con lo stesso entusiasmo e la stessa positività di Gin. Grazie Gin per il sorriso che continua ad abbellire il tuo volto ed a brillare nei tuoi occhi. Continueremo a viaggiare e a girare il mondo anche per te! E visto che oggi è anche il tuo compleanno, cara Gin, tanti auguri da tutte noi Amiche di Fuso!
Claudia, Australia
Photo credit: pixabay.com
Claudia ha collaborato con Amiche di Fuso da dicembre 2014 a novembre 2019.
Potete leggere Claudia qui
Grazie a Claudia e ad Amiche di Fuso per avermi regalato la pubblicazione di questa intervista proprio nel giorno del mio compleanno.
Coincidenza che mi ha procurato veramente un grande piacere, che ieri ho condiviso con tutti gli amici venuti la sera a festeggiarmi.
Ciao a tutti. Vi aspetto nel mio sito.
Gin
E’ stato un immenso piacere conoscerti ed intervistarti, e sono molto contenta di essere riuscita a farti questo piccolo regalo per il tuo compleanno! Continua a sorridere!
VIVO diversamente ma vivo . Queste tue parole mi hanno commosso in te c’è tanta vitalità e tanta gioia che per fortuna la malattia non ti ha tolto. Sempre così Gin